La didattica di saxonline

Maggio 2014

Pur rimanendo validi i concetti esposti di seguito, dalla prima stesura di questa pagina ad oggi alcune cose si sono evolute. In primo luogo mi sono dovuto rendere conto della enorme quantità di principianti che tentano di approcciare il sassofono senza avvalersi di un’insegnante. La grande quantità di materiale che metto a disposizione gratuitamente lascia pensare che io voglia agevolare questa tendenza. In realtà credo che la scelta di non avvalersi di un’insegnante sia dettata dalle scarse cognizioni di musica oggi messe a disposizione dalla scuola italiana. Oggi con l’avvento dei licei musicali questa tendenza dovrebbe cambiare ma resta il fatto che la grande maggioranza degli studenti nella scuola dell’obbligo viene in contatto con la musica solo attraverso le fuorvianti suggestioni fornite dalla televisione e assecondate da gran parte dell’informazione stando alle quali musica = esibizione del talento. Cosa che è tipica della nostra cultura post-borghese nella quale tutto deve trovare un valore quantitativo che possa essere misurato con una scala di valore numerica dove basso è sfigato e alto è successo e fama. Stando così le cose è naturale che chi sente nascere dentro di se il desiderio spontaneo di assecondare attivamente i sentimenti che la musica suscita, tema di mostrarsi e tenda piuttosto a nascondersi. Sarebbe troppo lungo andare alla ricerca delle ragioni storiche di ciò ma sta di fatto che la maggiore circolazione culturale ed il progresso delle scienze musicologiche insieme ad una tendenza generale verso la sprovincializzazione della cultura ci porta a superare queste paure e a considerare la musica come un legittimo bisogno. E da condividere. I soldi della lezione? … Scuse. Investire su di se’ invece che sugli oggetti rappresenta, a mia opinione, il vero scoglio da superare per molti. Passando alla questione dei titoli e della formazione ufficiale desidero dire che, per ciò che mi è dato di osservare, il ristretto ambito nel quale si muovono i programmi ministeriali costringe molti studenti ad integrare con iniziative personali le carenze dei conservatori che, pur rimanendo i principali luoghi di concentrazione di cultura musicale, stentano, oltre che in innumerevoli attività, anche in quella di favorire la diffusione di una idea della musica che corrisponda a ciò che la musica è oggi senza dover necessariamente far riferimento a formule didattiche del 700′.

Iniziare a suonare il sax

Per rispondere alle problematiche appena esposte ho formulato una serie di esercizi per principianti che, tramite l’ausilio di basi midi, consentono a chi inizia di avviare da subito una attività musicale completa. Fatta, cioè, di tecnica strumentale, ritmo, intonazione ed acquisizione della lettura e della forma musicale tutte fuse insieme come è naturale che sia. La presenza delle sigle accordali e lo sviluppo dei diversi esercizi su di uno stesso giro armonico getta le basi, inoltre, per una pratica improvvisativa elementare alla portata di tutti nel genere pop contemporaneo. Diversamente, la didattica classica prevede che le varie fasi della produzione musicale vengano affrontate separatamente per essere poi assemblate in seguito nella musica di insieme. Tecnica strumentale, solfeggio e musica di insieme. La totale assenza, in questo assetto, dell’improvvisazione fa si che quando si ha il fegato o l’incoscienza di resistere ci si trova pronti, magari dopo dieci anni, ad eseguire musiche appartenenti ad altre epoche e nella totale incomprensione del mondo che ci circonda. Non dico di non studiare la musica classica ma dico che utilizzare quella didattica per i principianti consiste nel privarli del proprio istinto musicale che si nutre invece di ciò che hanno ascoltato e che li ha portati alla musica.

Il metodo per principianti corredato di basi elementari su ritmi moderni è a acquistabile qui al costo di 3,00  euro a lezione (15 esercizi).  E’ suddiviso in 8 gradi di diffcoltà che sono, su richiesta, suscettibili di ampliamenti. Il grado 1 inizia con note lunghe su un giro armonico tipico della musica leggera, pop, rock di sempre. Nei gradi successivi si affrontano le varie figure ritmiche per giungere sino al grado 8 dove gli esercizi sono scritti su di un giro di blues.  

 

Gennaio 2012

Il jazz e il concetto di “Pratica” 

I termini in italiano in uso per definire gli esercizi in musica derivano dall’ambito  classico e vanno da “studio” ad “esercizio” e si riferiscono principalmente a materiale didattico scritto che riproduce in scala ridotta le difficoltà di ordine tecnico ed espressivo che l’esecutore incontrerà nell’affrontare un vera composizione. L’ambito della teoria musicale è prevalentemente inteso come separato dalla pratica strumentale e da’ luogo alle varie materie (solfeggio, armonia, composizione etc) che vengono affrontate, di nuovo, attraverso esercizi di vario tipo.

Praticare Jazz significa invece svolgere una attività dove teoria e tecnica sono esercitate contemporaneamente  e fuse insieme in qualcosa che è da subito  suscettibile di variazioni e che da subito entra a far parte in modo dinamico del bagaglio di ciascuno inteso come “unicum” individuale. Nel Jazz infatti la elaborazione di un linguaggio improvvisativo è, come è noto, un processo fortemente individualistico nel quale gli elementi appresi si integrano con quelli già acquisiti modificandoli e dando luogo ad una trasformazione che continuamente rimette in discussione aspetti pratici, teorici ed esecutivi. Questo concetto è comunemente espresso con il  termine  inglese “working progress”. Una pratica, quindi, anche quando supportata da una compilazione scritta non va intesa come riproduzione seriale di un brano la cui esecuzione possa essere valutata attraverso la attribuzione di un voto che numericamente possa descrivere il grado di accostamento di quella esecuzione ad un modello di perfezione ma come una guida  aderendo alla quale le proprie cognizioni teorico-pratiche possano aderire temporaneamente ad una forma definita. La abbondante ripetizione di questo processo su materiale diverso educa nell’esecutore la capacità di calare empiricamente in forme definite le proprie cognizioni teorico-pratiche sino al raggiungimento, mai definitivo, della capacità di svolgere lo stesso processo in modo sempre più estemporaneo e sempre più indipendente dalla traccia iniziale. Le caratteristiche di ogni pratica sono variabili e accolgono in diversa misura elementi teorici, tecnico pratici e stilistici quindi con riferimento all’armonia, alla tecnica strumentale e agli autori. La definitezza di ogni pratica va dall’assere una generica indicazione  di criteri orientativi alla esecuzione di assoli scritti nota per nota.

 Back to Basic

Ogni musicista sufficientemente preparato che si avventura nel campo della didattica viene colto dall’impulso di trasferire agli allievi quanto più sapere sia possibile.  E cosi vengono tirati in ballo compendi come questo ( JazzTheory – scarica pdf ) che possono essere paragonati, dal punto di vista di un musicista alle prime armi,  a trattati di fisica da far studiare a chi voglia farsi un giro in bicicletta. Probabilmente le forze vettoriali che agiscono durante l’azione di un ciclista non sono più semplici di un trattato di teoria musicale eppure ogni genitore sa che dopo qualche capitombolo il suo bambino imparerà e gestirle. Spinta, inerzia, curve, velocità, asperità del suolo etc. etc. Eppure il jazz nasce come musica popolare e nei suoi momenti storici propulsivi, come il passaggio dal rag time all’improvvisazione o la nascita dello swing o del bebop, l’apporto della “scienza armonica” è stato del tutto indiretto e giocato su un piano istintivo. Allora per dovere di cronaca scarichiamoci il trattato in pdf e se mai la nostra attività diventerà una professione riserviamoci di approfondire tutti gli aspetti possibili. Ma intanto incominciamo a suonare.

Un articolo che ho trovato veramente interessante a questo proposito è questo di Lee Konitz (Scarica articolo). Il titolo “back to basic” significa in breve: studiamo prima di tutto i brani. Strada facendo ci servirà una scala. Studiamo la scala per un po’ (10 minuti? un ‘ora?). Torniamo al brano e procediamo con quello che ci serve per suonarlo. Al successivo ostacolo dedichiamo di nuovo un po’ di tempo a risolvere quel problema specifico e poi di nuovo torniamo al brano. “Back to basic” , appunto.

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