Il Blues con il sax
Cosa è Il blues?
Quando si suona il Blues l'orecchio musicale e l'istinto sono le cose più importanti e la teoria musicale aiuta a capire alcune cose ma non può in nessun modo sostituire la pratica empirica. Il blues non è semplicemente una forma musicale ne' solamente un tipo di brano ma piuttosto un approccio alla musica che permea il jazz dalle origini ad oggi. Nel suo "Il Jazz" (Eric J. Hobsbawn - Jazz - Ed Riuniti 1963 ), Hobsbawn si riferisce al blues come al "substrato di tutti gli stili". Duke Ellington invece si riferisce al blues in una celebre frase: "Il Jazz è la ricerca del senso del blues e dello swing nella musica", dove il Blues viene identificato con qualcosa del quale è necessario possedere "il senso" per suonare Jazz.
Un' altra breve citazione che descrive l'espressività del canto nero prima che questo prendesse la forma di brano musicale è inserita nel capitolo della storia del Jazz di Arrigo Polillo (Arrigo Polillo "Jazz" - Oscar Mondadori 1975) dedicato alle origini del Jazz (Capitolo 1 : Le radici nel folklore). Le forme espressive "protomusicali" di cui i neri erano portatori vengono denominate "Calls" (richiami), Work Song (canti di lavoro) e "Cries" (lamenti). A proposito di questi ultimi Polillo riporta uno stralcio del racconto di Frederick Olmsted estratto dal suo " A Jorney in the seabord slave states" nel quale egli narra dei suoi viaggi e dove è possibile percepire l'enorme stupore che devono avere provato i musicisti europei di fronte a queste forme di espressione musicale così diverse da tutto ciò che era loro familiare.
Riferendosi ad una forma particolare di "Cry" (grido), più specificamente definito "Negro jodling" o "Carolina yell", Olmsted racconta: "A mezzanotte fui svegliato da un sonora risata e, affacciatomi alla finestra, vidi una squadra di scaricatori neri che avevano acceso un fuoco e consumavano allegramente un pasto. A un tratto uno di loro emise un suono come mai ne avevo sentito di eguali: un grido alto, lungo, musicale che saliva e scendeva, e si rompeva in falsetto; la sua voce risuonava attraverso i boschi nella chiara, gelida notte come il richiamo di un corno da caccia".
Un grido musicale espressione di puro sentimento non mediato da parole ne' da una forma definita. Questa probabilmente potrebbe essere una descrizione di ciò che dovrebbe essere chiamato blues. Una sorta di essenza sonora, distillato di emozione, che,una volta entrato in contatto con le varie forme musicali europee le contaminerà, proprio ad opera di quei neri che dovevano essere oggetto di "redenzione cristiana" o che dovevano essere inseriti, prima come schiavi e poi come lavoratori, nel ciclo produttivo. A queste persone fu possibile cosi accedere agli strumenti europei e con essi ai vari repertori, cattolici, protestanti, o del vaudeville di giro importato dalla Francia come commedia popolare. In tutte queste forme musicali il blues diventa una inflessione, un modo di porsi rispetto alla melodia prima ancora che la generazione di strutture a se' stanti che troveranno nel "Rag Time" di fine 800 uno dei potenti veicoli di diffusione. A causa del tardivo avvento della possibilità di registrare la musica (come primo disco di Jazz viene spesso indicato "Livery Stable Blues" del 1917 ad opera del batterista di origine siciliana Nick La Rocca) oggi non è possibile ricostruire con precisione assoluta la rete di influenze ed il modo nel quale il Blues si è diffuso nell'America di quel periodo. Dal Blues dei cantastorie girovaghi a quello delle grandi cantanti di Blues degli anni 20' i passaggi furono molteplici. Sta di fatto che oggi nella maggior parte della musica blues, rock e pop e naturalmente nel Jazz ed in tutti i generi ad esso collegati come il Gospel e Il Rhythm'n Blues possiamo ancora rintracciare con più o meno forza, la presenza di questo ingrediente primitivo che nella epopea musicale del 900 ha finito per farsi sostanza archetipica in grado di trasformare tutto quello con cui è venuto in contatto.
Il Blues con il sax
Per chi suona il sax il modo più diretto di focalizzare il linguaggio del Blues è quello di fare riferimento a cantanti e chitarristi. Questo perchè, a mia opinione, la tradizione degli strumenti a fiato è legata più alle orchestre swing che al linguaggio "root" con il quale chitarristi e cantanti sembrano aver avuto sempre un filo diretto. I sassofoni sono al centro della epopea jazzistica in primo luogo come parte delle orchestre già negli anni 20' e in quelle orchestre il blues è solo uno degli elementi in gioco da rintracciare tra varie forme musicali nelle quali il blues è presente più come suggestione che come brano specifico. Così i sassofonisti, ingaggiati in massa in quel tipo di contesto lavorativo, hanno sviluppato un approccio al blues per lo più contaminato dall'aspetto "armonico" insito nel linguaggio orchestrale. Ciò, è mia personale opinione, ha alimentato un approccio al fraseggio blues che si è tramandato come tipico del sassofono che ha in seguito interpretato la parte del leone negli stili musicali più in continuità con tale approccio: il rhythm and blues, il boogie, il rock'n roll. Il blues, urbano e non, dei piccoli gruppi accompagnati principalmente dalla chitarra ha sempre ospitato, invece, un tipo di improvvisazione legata alle formule più elementari delle origini. Altrettanta semplicità è rintracciabile nel gospel che però in quanto musica corale ospita l'improvvisazione in modo marginale.
Il sax blues si esprime dunque principalmente ad opera di musicisti di estrazione orchestrale o jazzistica. Su You Tube ho trovato eminenti rappresentanti del sassofonismo blues. Alla ricerca del linguaggio più elementare ho trascurato nella lista quei grandi del jazz che pur avendo incluso il blues nel loro linguaggio ne hanno fatto una lettura più raffinata che rende più difficile isolare gli elementi più elementari di questo approccio alla musica. Parlo di Lester Young, Charlie Parker, Sonny Rollins, Coleman Hawkins, Johnny Hodges, Hank Mobley e tutta la sterminata messe di fantastici musicisti jazz che popolano le storia di questa musica e ai quali sono dedicate alcune pagine specifiche su questo sito. Nella lista che ho qui compilato ho cercato invece di fornire esempi di linguaggio "root" vicino alle radici del folklore dove l'elemento blues risalta particolarmente. La playlist youtube che ne è uscita è quella in apertura di pagina, in alto.
La Pratica con il sax: seguire i chitarristi
Praticare il blues è quanto mai semplice dal punto di vista teorico. Basta ascoltare un qualunque assolo di B.B. King o Muddy Waters per rendersi conto che buona parte di quello che stiamo ascoltando si svolge all’interno delle 6 note della “Scala Blues”. La musicologia moderna tende a superare questa definizione che sul piano pratico resta pur sempre comoda per orientarsi.
Improvvisare facendo riferimento ad una scala vuol dire costruire le proprie frasi musicali utilizzando le note della scala. La scala musicale musicale riferita ad una nota fondamentale è detta anche "Modo". L'approccio che ne deriva è detto "Modale". In effetti non c’è musicista di jazz che non utilizzi l’approccio modale anche su serie di accordi complessi. Ovvero anche in presenza cambi di tonalità è possibile ricercare attraverso le note comuni, lo stesso approccio che abbiamo quando suoniamo sul blues dove si usa sempre la stessa scala anche se gli accordi cambiano. Questo è reso possibile dal fatto che la scala pentatonica contiene solo cinque delle sette le note della scala maggiore e perciò conserva una certa ambiguità armonica che la rende compatibile con diversi accordi. La scala pentatonica è formata dai gradi 1-2-3-5-6 della scala maggiore e compare dentro la scala maggiore su tutti e tre gli accordi maggiori della scala (vedi analisi armonica della scala maggiore) questo significa che ogni pentatonica compare su almeno tre scale maggiori.
Per praticare le scale pentatoniche maggiore e minore possiamo procedere ad applicarle senza l’ausilio di basi preparate ma direttamente sui dischi di blues. Una mappatura degli stili riconducibili al blues sarebbe quanto mai complessa ma per dare qualche indicazione di massima si può dire che la scala “minore” è più legata al blues “Chicago” o “Urbano” o agli "spirituals" o nel blues delle grandi cantanti degli anni 20' come Bessie Smith o Ma' Rainey o al blues cosiddetto “Delta Blues” (termine che si riferisce al delta del Mississippi). La scala blues maggiore è invece molto più frequente nel Gospel , nel Rhythm’n Blues e nella musica pop in generale che da quegli stili deriva. Ripeto “orientativamente “ perché di fatto la maggior parte dei solisti di blues fondono le due scale in una senza farne una vera distinzione anzi aggiungendovi materiale accordale che rende il tutto ancora meno razionalizzabile. Tuttavia questa razionalizzazione è utile, ripeto, per imparare. Nell’assolo di BB.King su questo brano è comunque facile ritrovare le due scale nella loro forma pulita utilizzate alternativamente.
L'esempio è trascritto qui sotto: il brano (Three o'clock blues) inizia con le note della scala blues maggiore di SI (B). Puoi consultare la lista delle scale blues. Come si vede le prime note sono quelle della pentatonica maggiore di SI : || re# fa# sol# si || che corrispondono ai gradi 3 5 6 8 della scala pentatonica maggiore (12356). Nella seconda battuta la pentatonica usata è quella minore (13- 457) ma la frase si conclude dii nuovo con le note della scala pentatonica maggiore (1613).
Aspetti Armonici
Per prima cosa è opportuno stampare la semplice griglia armonica del blues. In questo caso la tonalità scelta è la più comoda per il sax
Blues in Bb per Sax Alto o Baritono
Blues in Bb per Sax Tenore o Soprano
La caratteristica essenziale che il Blues porta nella musica sotto il profilo armonico è che suonare blues coincide con un tipo di pratica “primitiva” dove l’esecutore ha a disposizione uno strumento limitato che può produrre solo alcune note e quindi l’insieme delle note utilizzate è costituito dalle note che quello strumento può produrre. Ad esempio un piccolo flauto di canna che produce solo 4 o 5 note obbliga l’esecutore a muoversi all’interno di quella scala di suoni eleggendola forzatamente a “Modo”. (Modo = Scala). Quindi la musica modale altro non è che una musica che si svolge all’interno di un modo. (Il termine “Modale” viene spesso assimilato a qualcosa di moderno e complesso solo perché l’approccio modale reintrodotto dal blues nella musica moderna è stato poi utilizzato per procedimenti di sovrapposizione tonale che non alterano comunque il significato originario della parola). Fra le origini del Blues possono essere citate le "work song" (canti di lavoro) o i primi "spiritual". Sta di fatto che ad accompagnare questo canto staticamente legato alla “Scala Blues” sono poi stati utilizzati dei cambi armonici elementari che sono gli stessi che ci accingiamo a praticare in questa sede. Ovvero I°7 – IV°7 – V°7.
Forma
Il blues diventa di 12 misure strada facendo ma nasce come libera improvvisazione senza limiti di durata e in modo totalmente autonomo dal concetto di accordo moderamente inteso. L’approccio improvvisativo e discorsivo del blues è qualcosa di quanto mai libero che noi riconduciamo alle dodici misure canoniche solo per collegarci alle prassi esecutive diffuse e anche dal punto di vista armonico il riferimento ad una griglia di accordi è qualcosa che facciamo per convenzione ma che limita fortemente la comprensione di un fenomeno espressivo sostanzialmente intrascrivibile, e molto poco razionalizzabile.
Aspetti pratici
Dopo quanto detto è abbastanza chiaro, credo, che imparare a suonare e a studiare il blues la cosa migliore è di vedersi, dal vivo oppure online, con lo strumento in mano e procedere insieme a trascrivere alcune frasi, suonare qualche riff e contare insieme le battute di un assolo di BBking o di Albert KIng, per fare un esempio. Altri tipi di pratica sul blues, che hanno lo scopo di avviare lo studio degli accordi e del jazz, sono elencate nel menù in alto o nella pagina delle schede di prova. Nella pagina info puoi trovare quanto ti serve per decidere di incominciare un percorso di studio insieme. Nel frattempo buon divertimento!